Ancona: un tuffo nella città tra passato e presente
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Porte ed Archi

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Via Raffaello Sanzio (Porta di Capodimonte)

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"Sotto l’antica rocca dell’Astagno
che munirono a gara Antonio da Sangallo e il Paciotto
il Tibaldi e il Fontana
ad offesa e difesa di Ancona nei secoli
qui sorgeva la medievale
Porta di Capodimonte
detta anche Porta Romana
principale ingresso alla città dal 1659 al 1787
fu distrutta nella seconda guerra mondiale
Il Comune a ricordo pose nel 1956"

Di seguito, il testo tratto dal libro "Ancona dentro le mura" di Vincenzo Pirani:
"La Porta di Capodimonte era stata costruita nel 1335 da Nicola Bonderuolo, secondo una lapide che ivi si trovava, e restaurata nell'ultimo scorcio dello stesso secolo con le multe dei mercanti anconitano che erano incorsi nella scomunica per aver commerciato con i Turchi senza averne avuto la facoltà.
Nel settecento era stata trasformata nella sua facciata verso l'esterno cosicché a chi veniva dal Piano San Lazzaro si mostrava non tanto semplice porta di città, quanto arco celebrativo.
La struttura trecentesca era stata infatti rivestita con un nuovo strato di muratura in cotto che formava lesene, riccioli, cornici secondo la tipologia delle scenografie dell'epoca. Solo sul fronte verso la città era stato conservato a vista il grande arco a tutto sesto, più alto di quello che formava l'effettivo ingresso.
Fino alla sua demolizione, avvenuta nel 1945 dopo i danni bellici, rimasero gli anelli in pietra per l'alloggiamento dei cardini delle porte, i fori per i travi che sorreggevano il solaio in legno per il servizio di sorveglianza e le tracce delle pitture eseguite in memoria dell'assedio del 1414.
Rappresentò, sino al 1789, l'ingresso principale della città; in quell'anno, con l'inaugurazione di Porta Pia, perdette questa funzione.
Dopo la 'memoria" degli edifici più rappresentativi spariti nel corso dei tempi, è doveroso ricordare quello che ancora qualifica la zona: la Rocca di Capodimonte o Cittadella.
La fortificazione fu realizzata per disposizione di Clemente VII su disegni di Antonio da Sangallo il Giovane; iniziata nel 1532, fu completata nel 1543 sotto Paolo III.
Tipico esempio delle fortificazioni cinquecentesche, la sua esecuzione e le opere di adattamento alle nuove tecniche offensive e difensive portarono il loro negativo contributo allo stato dei luoghi, prima quando venne realizzata, poi nei secoli successivi.
Le sue strutture sono in cotto con elementi decorativi e funzionali in pietra; altri elementi decorativi aggiunti, quali le lapidi che ricordavano i diversi momenti di realizzazione ed i personaggi ad essa legati, queste sono state scalpellate durante l'occupazione francese alla fine del Settecento.
Le cortine sono legate da bastioni ed erano dominate da un maschio ora non più esistente. Per la sua ubicazione, controllava agevolmente la città, il mare e la campagna circostante, per un larghissimo raggio.
Alla Cittadella, nel 1550, fu aggiunto il Campo Trincerato, su progetto di F. Paciotto, "ingegnero del Duca d'Urbino"; G. Fontana completò il complesso con la cosiddetta "Tenaglia".
Le mura dell'ampliamento ottocentesco della città, che dal Monte Cardeto scendevano nel Piano degli Orti, correndo circa sul lato est della Piazza Cavour attuale, risalivano l'Astagno fino ad incontrare il Bastione di S.Giacomo, appartenente al Campo Trincerato. La Lunetta di S. Stefano è poco più lontana. Delle mura sono rimasti pochi avanzi, parte conglobati in edifici privati e parte in giardini, pure privati, a fare da divisori di proprietà.
È in corso il suo recupero al pubblico godimento dopo la lunga parentesi militare: nonostante le mutate e diverse esigenze della difesa, ancora le strutture sono tutelate dal vincolo militare. Tuttavia è stato aperto, nell'interno del complesso, un parco pubblico, primo passo di futuri usi civili e culturali, dotando cosi la zona di Capodimonte di un valido polmone verde".

Due brevi curiosità:
- Superata Porta Capodimonte, e dunque uscendo dalla città, era là che avvenivano le esecuzioni dei condannati a morte e dunque lungo l'attuale via Raffaello Sanzio.
- Porta Pia fu voluta da Papa Pio VI che entrando in città proprio da Porta di Capodimonte, vista la notevole ripidità della via, ordinò il 18 gennaio 1783 la costruzione di una nuova strada litoranea che dal Fosso Conocchio conducesse comodamente all'attuale via Marconi senza così più dover affrontare quella strada scoscesa che, chissà, gli aveva creato qualche timore e paura nell'affrontarla.
- Porta di Capodimonte, le cui zone adiacenti furono rovinosamente abbattute dai bombardamenti, venne definitivamente distrutta dagli americani in maniera tale da permettere l'ingresso dei carri in città.



Via Cialdini (La Portaccia)

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"Qui di fianco si apriva
la Portaccia
già ingresso al Lazzaretto di Capodimonte
costruito nel 1629 e rovinato nel 1679
andò distrutto nella seconda guerra mondiale.
Il Comune a ricordo pose nel 1956."

Distrutta completamente con i bombardamenti del 1943, attraverso questa Portaccia si scendeva per la scomparsa ed omonima Via della Portaccia, fino a raggiungere inizialmente il lazzaretto di Santa Lucia e poi, costruito quello dal Vanvitelli, quello di San Rocco.
Una volta costruita Porta Pia, la strada raggiungeva anche questa, passando sopra il 'Fontanone' di cui oggi vi è traccia (credo) solo in una foto del Corsini.
Negli status animarum la via non veniva infine registrata come 'via della Portaccia' ma, probabilmente, è quella che viene  chiamata 'Sbigiarella o Sbisarella' e che negli 'Stati d'anime' troviamo scritta proprio subito dopo la Contrada di San Giovanni Battista, che corrisponde  proprio alla zona alta dell'Astagno. Anche questa targa è purtroppo di difficile lettura.



Corso Mazzini (Porta San Giovanni o della Serpe)

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"Nella cinta murata del nono secolo
qui si apriva
la Porta di San Giovanni
volgarmente detta Arco della Serpe
atterrata nel 1768.
Il Comune a ricordo pose nel 1956"

La Porta medievale di San Giovanni al Calamo, demolita nel 1768 probabilmente per permettere la costruzione di Palazzo Simonetti (eretto proprio in quegli anni; nella foto quello con l'insegna 'Arzeni') venne chiamata così perché permetteva di raggiungere sia la fontana del Calamo (delle 13 cannelle), sia l'abbazia di San Giovanni Battista di Valpenocchiara che si trovava nelle vicinanze di piazza Cavour.
Penocchiara era invece il nome del torrente che doveva anticamente passare nei pressi del tratto che da piazza Roma scende alle Muse e, comunque, era anche il nome della contrada che si estendeva nella zona che attualmente comprende quella parte di corso Garibaldi che, partendo da piazza Roma, sale fino alla fine di piazza Cavour.
Sembrerebbe inoltre, stando a quanto scritto da Giuliano Saracini nel 1675 nel libro 'Notitie historiche della città d'Ancona' (che se avete voglia potete sfogliare cliccando qui), che un greco, Costantino Mauordini, mercante ad Ancona, nel 1589 lasciò in eredità alla Confraternita della Misericordia e Morte di Ancona, tutti i suoi averi che aveva in quella zona; talmente tanti che quella contrada era anche detta 'La Maurdina'.
Tornando a Porta San Giovanni, la sua struttura sembra invece somigliasse a quella di Porta San Pietro (arco di Garola).
Nella cartina a lato, Porta San Giovanni dovrebbe essere quella cerchiata in rosso dato che la distanza dalla Porta del Calamo (cerchiata in verde) parrebbe coincidere.
Ultima curiosità: la Porta era anche detta della Serpe non tanto per il pericolo di incontrare dei serpenti quanto invece per l'espressione "salire in serpa" ovvero sul carro trainato dai cavalli. Ciò probabilmente valeva per l'andamento sinuoso della strada così come per il 'Vicolo della Serpe', la stradina che da San Francesco alle Scale scende fino al Lungomare Vanvitelli e che a farla salendo, più che a piedi si sarebbe preferito farla in serpa.



Piazza Roma (Porta del Calamo)

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"Qui fu eretta nel 1329
la Porta Calamo
poi di San Giovanni
accesso alla città dalla Piana degli Orti
restaurata da Filippo Marchionni nel 1769
fu demolita nel 1864.
Il Comune a ricordo pose nel 1956"

Costruita nel 1329 e restaurata da Filippo Marchionni nel 1769 che ne progettò il portale a bugnato, la Porta del Calamo venne poi demolita nel 1864 per consentire l'espansione della città verso la Valle della Penocchiara (oggi Piazza Cavour). La decisione venne presa nel 1862 dal Consiglio Comunale.
Di lei ci rimangono solo i dipinti del pittore anconetano di metà Ottocento, Barnaba Mariotti, grazie ai quali possiamo però capire come si presentasse quella parte della città. Oli su cartone oggi conservati nel 'Museo della Città'.
Uscendo dalla Porta del Calamo per andare verso la Piana degli Orti (oggi la zona del Viale della Vittoria), ci si trovava invece di fronte ad uno slargo sterrato (oggi piazza Roma) dove si praticava "il gioco della palla".

La cinta muraria, da Porta del Calamo saliva poi fino al baluardo dei Cappuccini passando alle spalle dell'abside della Chiesa di San Domenico e quindi per porta San Pietro (Arco di Garola). Guardando invece da via Carducci verso il Rettorato, la strada saliva fino ad arrivare a Capodimonte, all'altezza della chiesa di San Francesco ad Alto.

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Questa cinta muraria era particolarmente utile per difendere la città dagli eventuali attacchi da Sud-Est ovvero dalla zona dove sono poi nati ad inizio Novecento i quartieri residenziali.
Nell'immagine a sinistra, l'ingresso della Porta del Calamo. Entrando e superandola, sulla destra ci saremmo trovati subito la fontana del Calamo, detta anche delle Tredici Cannelle.
La Porta si chiama anche di San Giovanni probabilmente poiché restaurata dopo l'abbattimento della precedente Porta San Giovanni (vedi sopra: Corso Mazzini - Porta San Giovanni o della Serpe).


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