Ancona: un tuffo nella città tra passato e presente
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Fonti e fontane

La fonte del Filello (poi "Della Cisterna")

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La fonte del Filello (successivamente "Della Cisterna" e prima ancora "Fonte Greca") è forse la più antica sorgente della città.
'Nascosta' in un vicolo ora cieco (lungo la scalinata a sinistra, salendo, del Palazzo degli Anziani) ma che fino a prima dell'ultima guerra si chiamava Via della Cisterna e dal porto raggiungeva piazza Stracca, ha una storia che risale addirittura al XV secolo quando lo storico e nobile Lazzaro Bernabei, racconta circa la traslazione di San Liberio che, sepolto all'interno di un pesante sarcofago, doveva essere portato sulla cima del Guasco, dove oggi si trova il Duomo di San Ciriaco ma un tempo, nel VI secolo, vi era il precedente tempio dedicato a San Lorenzo (tracce ne sono rimaste all'entrata della Cripta di San Ciriaco). Questa testimonianza del Bernabei, di un episodio avvenuto alcuni secoli prima, significherebbe che la fonte era dunque conosciuta ancor prima del XV secolo.
Dunque, durante il trasporto del sarcofago (conservato oggi a San Ciriaco), i buoi con i quali ci si aiutava fecero quattro tappe ed una di queste, proprio la prima, fu al Filello, dove si abbeverarono. In questa maniera, questa fonte venne considerata come un pio luogo di preghiera durante le rogazioni.

Succede che quando si leggono alcune cose, ci si fanno anche delle domande. Mi son chiesto infatti come mai il corpo di San Liberio dovesse essere traslato, e da dove. La risposta l'ho trovata nell'Enciclopedia dei Santi dell'ormai noto Mario Natalucci.
"[...] Secondo un'antica tradizione della Chiesa anconitana, riportata dai cronisti del luogo - scriveva Natalucci -, Liberio condusse vita eremitica, durante il sec. V, nei dintorni della città d'Ancona, ove già si indicava una grotta in cui egli trascorreva il tempo nella contemplazione e nella penitenza. Fu sepolto nella chiesetta di San Silvestro, situata nel suburbio, e la sua tomba fu oggetto di venerazione e meta di pellegrinaggi.
Essendo la chiesetta, a cui era stato dato il titolo di San Liberio, esposta agli attacchi dei pirati, il corpo fu trasferito nella parte piú sicura ed elevata della città, presso la chiesa di San Lorenzo, ove sorge attualmente la cattedrale di San Ciriaco. Tanta importanza ebbe il culto di Liberio fin dall'antichità che il suo corpo fu per secoli conservato nel famoso sarcofago paleocristiano (quello di cui si parla sopra, trainato dai buoi), appartenente in origine al magistrato imperiale Flavio Gorgonio. Successivamente, la figura di Liberio nei monumenti iconografici apparve vicino a quella dei santi patroni locali, San Ciriaco e San Marcellino; ciò spiega anche la fioritura di racconti leggendari, che si ebbe nei tardi secoli del Medioevo e la confusione e le incertezze che questi hanno creato intorno alla personalità storica del santo [...]".

Una storia che ho trovato invece particolarmente simpatica riguardante sempre la fonte del Filello, è quella avvenuta molti secoli dopo, il 19 agosto del 1825, quando una lettera firmata (con nomi e molte 'x') da alcuni residenti della zona limitrofa al Filello, venne inviata al gonfaloniere perché due donne (chissà, forse nerborute ma sicuramente prepotenti) tenevano costantemente occupata la fontana con delle grosse brocche che venivano riempite una di seguito all'altra, sia di notte che di giorno. L'acqua, che era pubblica, veniva poi rivenduta alle altre donne del posto che, fino a poco tempo prima, potevano invece averla gratuitamente e la usavano sia per berla che per lavare i panni.
Parte della lettera, tratta da "Le fonti dell'acqua" diceva così: "[...] tenendo occupata giorno e notte con un numero esorbitante di brocche ed altri vasi la Fonte detta la Cisterna rendono impossibile a chiunque l'accesso alla Fonte stessa con grave danno di tutto il vicinato, giacché in tal guisa chiunque vuole attingere acqua è costretto a comprarla dalle medesime. Non sem­brando giusto pertanto che esse sole debbano avere l'esclusiva della fonte stessa per la sola ragione che esse la tengono ognora assediata, supplicano gli Or[ant]i suddetti alle SS. VV. Ill.me a voler prendere qualche provvidenza che crederanno opportuna venga a chiunque fatta facoltà di attingere acqua alla detta fonte senza che ne venga impedito dalle donne suddette. Che della grazia".

Tornando alla fontana, una volta il getto c'è da pensare che era maggiore rispetto a quello che possiamo vedere ora. Restaurata e sistemata a seguito di delibera del Consiglio del 14 giugno 1560, la fonte aveva bisogno di essere "riattata ed acconciata come anche di far ritornar l'acqua in essa che fosse stata occupata e deviata".
Ma da dove giunge l'acqua che oggi sgorga dal Filello?
Come spiega l'ingegner Francesco De Bosis nella sua relazione "Le acque potabili delle fontane pubbliche di Ancona" (Tipografia Mengarelli, 1872), si scopre che l'acqua del Filello "ha un ramo di cunicolo sotto il Guasco (alcune cisterne romane sono infatti visibili oggi sotto la "Casa del Boia") in fondo al quale è una piccola sorgente che si mantiene in ogni stagione".
Un cunicolo sommerso (ed ancora inesplorato) che, stando alle conoscenze attuali, si troverebbe anche nei pressi della Chiesa del Gesù, in piazza Stracca, e che poi si allaccerebbe ad uno analogo, descritto da Mario Natalucci  come "resto di una fognatura romana", sotto Palazzo Ferretti, e che quindi scenderebbe poi verso il porto.
Via della Cisterna, che veniva chiamata anche la "Chioga" o "Chiavica" era, insieme a Via Dell'Arsenale, il punto di raccolta e smistamento delle acque che facevano capo al Cisternone del Filello. Una serie di opere cunicolari idrauliche che giungono anche nei pressi dell'attuale Istituto Nautico e che in parte è residuo di un'opera romana. Ciò fa dunque pensare che il Cisternone del Filello raggiungesse poi anche il porto e che forse rifornisse di acqua dolce lo scalo Traianeo.

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Infine, vicino alla fonte del Filello, c'è un arco medievale (vedere la 5^ foto dell'immagine in alto) con, vicino, alcuni resti di mura in tufo di epoca greca che si pensa risalgano al IV sec a.C.
Potrebbe trattarsi di una delle prime arce se si pensa che da questo arco si accedeva poi alla strada che saliva fino al Duomo di San Ciriaco dove, una lapide, ricorda anche come i primi abitanti della città furono proprio in questa acropoli.

"Sul colle che accolse i primi abitatori di Ancona
accanto alla vetusta Cattedrale di San Ciriaco
qui sorgeva l'antico fastoso episcopio
che ospitò pontefici e principi
vi morì il 14 agosto 1464
Pio II
venuto in Ancona per preparar la crociata
Fu distrutto da aereo bombardamento
durante la seconda guerra mondiale
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Il Comune a ricordo pose nel 1956"




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