Fonti e fontane
La fonte che passa sotto San Francesco delle Scale

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San Francesco delle Scale (chiamata così anche per distinguersi da San Francesco ad Alto, la chiesa voluta da San Francesco d'Assisi) aveva originariamente di fronte al portale una lunga scalinata centrale (a tal proposito Giorgio Occhiodoro, nel Volume Primo della pubblicazione "Ancona Ieri" dà anche il numero dei gradini che erano in tutto: 50) come si può vedere nel particolare cerchiato e visibile nell'immagine a sinistra.
Scalinata quattrocentesca che venne demolita nel 1802 per due motivi:
1) vi era bisogno di acqua potabile
2) vi era bisogno di dar lavoro alla gente in un momento di crisi economica.
Che vi potesse essere una fonte sotto alla chiesa, lo si sostenne poiché durante i lavori svolti dall'architetto Francesco Maria Ciaraffoni, necessari a rinnovare l'edificio e la sua facciata (rimasta però incompleta nella parte alta), vennero ritrovate cisterne e pozzi. Ecco allora che si decise di compiere il gran passo e di scavare e demolire quindi la scalinata centrale che però, così slanciata, permetteva di vedere il portale progettato da Giorgio Orsini da Sebenico in tutta la sua completezza mentre oggi, con il muro poi progettato dall'architetto Pietro Zara, la facciata rimane inevitabilmente nascosta in parte.
Dunque, dicevamo, la decisione fu quella di scavare e demolire la scalinata centrale. In questo modo, per un po' di tempo, si dette lavoro agli anconetani ma l'acqua poi, come sostennero al tempo Antonio Leoni e Agostino Peruzzi, non venne trovata.
Oggi sotto quella chiesa, come potete vedere dalle foto sopra, abbiamo però un lungo cunicolo con acqua in abbondanza, soprattutto quando piove.
Mi son chiesto se fosse allora questa la vena d'acqua che cercarono inutilmente nel 1802 e che forse non hanno trovato solo per caso, oppure per non aver scavato abbastanza, o nella giusta direzione o chissà per quali altri motivi.
A soddisfare la mia curiosità (e a condividere ciò che pensavo) è stato poi un libretto acquistato anni fa, dal titolo "La città sotto", di Aldo Forlani e Alberto Recanatini, di cui riporto un passo ripreso da pag. 66 e riferito proprio al cunicolo che passa sotto la chiesa di san Francesco delle Scale: "Che sia questa la sorgente cercata nel passato? E' difficile avanzare ipotesi sull'origine di questo ambiente ipogeo così fortemente concrezionato, ma certo una vena d'acqua sembra scaturire da questa zona del sottosuolo urbano alimentando un cunicolo che ne è allagato e proseguendo ancora la sua corsa sotterranea. Ed è circostanza indubbiamente interessante che nella vicina zona di via dei Tribunali durante i lavori di ricostruzione di un edificio siano venuti in luce i resti di un impianto termale romano e tracce di locali non facilmente identificabili.
Giova poi aggiungere che nell'anno 1977 mi fu segnalata dal geometra Donati Marcello, allora funzionario del Demanio, la presenza di una cisterna ritenuta romana sotto il cortile dell'ex caserma Fazio nella vicina via del Faro. Mi recai sul posto per poterla esplorare con Gianni Cieri dei Gruppo Speleologico Marchigiano del CAI, tanto più che ci erano stati indicati cunicoli di alimentazione di ignoto percorso, ma per motivi burocratici non fu possibile procedere alla esplorazione degli stessi".
Il dubbio dunque rimane anche se, alla luce dei fatti (e dalle foto), l'idea che possa essere questa la reale fonte che cercarono a quel tempo, potrebbe essere plausibile.
E' infine il volumetto "Le fonti dell'acqua" ad aiutare a far un po' più di chiarezza circa quella che viene definita oggi come il "sesto fontanile" della città.
Sembrerebbe infatti che questa fonte comunale ad uso pubblico fosse stata sì trovata, ma che tanta fu anche la delusione nel vederne poi l'effettiva scarsezza d'acqua. Ciò lo si potrebbe intuire leggendo un carteggio, conservato nell'Archivio Storico Comunale, dove si riporta la decisione di allora, di chiudere questa fonte con un cancello e di affidare le chiavi solo ad alcune (e comunque poche) famiglie residenti nella zona e poi, più avanti, ecco l'ulteriore scelta di ritirare tutti i mazzi e dare le chiavi al solo "Signor Lorenzo Cadolini", figura che possiamo vedere come una sorta di 'amministratore' della fonte, il quale avrebbe aperto il cancello "al bisogno".
Curiosi sono alcuni aneddoti che riguardano questo fontanile: Michele Fiorenzoli ad esempio, panettiere del posto che con la sua attività portava avanti la famiglia, scrisse nel 1822 al gonfaloniere per rinnovare il permesso, scadutogli dopo 7 anni, di poter usare nuovamente l'acqua, che gli serviva per produrre il pane e proseguire dunque nell'attività. Gonfaloniere che ignorava però l'esistenza di quella 'misera' fonte e che, non sapendo dunque a cosa il fornaio facesse riferimento, inoltrò allora la richiesta al Delegato alle strade interne il quale scrisse poi al gonfaloniere che l'acqua di quella fonte era talmente poca che era meglio venisse utilizzata solo per uso domestico e non per fini commerciali.
Desumiamo che il povero panettiere si sia dovuto arrangiare in altra maniera.
Scalinata quattrocentesca che venne demolita nel 1802 per due motivi:
1) vi era bisogno di acqua potabile
2) vi era bisogno di dar lavoro alla gente in un momento di crisi economica.
Che vi potesse essere una fonte sotto alla chiesa, lo si sostenne poiché durante i lavori svolti dall'architetto Francesco Maria Ciaraffoni, necessari a rinnovare l'edificio e la sua facciata (rimasta però incompleta nella parte alta), vennero ritrovate cisterne e pozzi. Ecco allora che si decise di compiere il gran passo e di scavare e demolire quindi la scalinata centrale che però, così slanciata, permetteva di vedere il portale progettato da Giorgio Orsini da Sebenico in tutta la sua completezza mentre oggi, con il muro poi progettato dall'architetto Pietro Zara, la facciata rimane inevitabilmente nascosta in parte.
Dunque, dicevamo, la decisione fu quella di scavare e demolire la scalinata centrale. In questo modo, per un po' di tempo, si dette lavoro agli anconetani ma l'acqua poi, come sostennero al tempo Antonio Leoni e Agostino Peruzzi, non venne trovata.
Oggi sotto quella chiesa, come potete vedere dalle foto sopra, abbiamo però un lungo cunicolo con acqua in abbondanza, soprattutto quando piove.
Mi son chiesto se fosse allora questa la vena d'acqua che cercarono inutilmente nel 1802 e che forse non hanno trovato solo per caso, oppure per non aver scavato abbastanza, o nella giusta direzione o chissà per quali altri motivi.
A soddisfare la mia curiosità (e a condividere ciò che pensavo) è stato poi un libretto acquistato anni fa, dal titolo "La città sotto", di Aldo Forlani e Alberto Recanatini, di cui riporto un passo ripreso da pag. 66 e riferito proprio al cunicolo che passa sotto la chiesa di san Francesco delle Scale: "Che sia questa la sorgente cercata nel passato? E' difficile avanzare ipotesi sull'origine di questo ambiente ipogeo così fortemente concrezionato, ma certo una vena d'acqua sembra scaturire da questa zona del sottosuolo urbano alimentando un cunicolo che ne è allagato e proseguendo ancora la sua corsa sotterranea. Ed è circostanza indubbiamente interessante che nella vicina zona di via dei Tribunali durante i lavori di ricostruzione di un edificio siano venuti in luce i resti di un impianto termale romano e tracce di locali non facilmente identificabili.
Giova poi aggiungere che nell'anno 1977 mi fu segnalata dal geometra Donati Marcello, allora funzionario del Demanio, la presenza di una cisterna ritenuta romana sotto il cortile dell'ex caserma Fazio nella vicina via del Faro. Mi recai sul posto per poterla esplorare con Gianni Cieri dei Gruppo Speleologico Marchigiano del CAI, tanto più che ci erano stati indicati cunicoli di alimentazione di ignoto percorso, ma per motivi burocratici non fu possibile procedere alla esplorazione degli stessi".
Il dubbio dunque rimane anche se, alla luce dei fatti (e dalle foto), l'idea che possa essere questa la reale fonte che cercarono a quel tempo, potrebbe essere plausibile.
E' infine il volumetto "Le fonti dell'acqua" ad aiutare a far un po' più di chiarezza circa quella che viene definita oggi come il "sesto fontanile" della città.
Sembrerebbe infatti che questa fonte comunale ad uso pubblico fosse stata sì trovata, ma che tanta fu anche la delusione nel vederne poi l'effettiva scarsezza d'acqua. Ciò lo si potrebbe intuire leggendo un carteggio, conservato nell'Archivio Storico Comunale, dove si riporta la decisione di allora, di chiudere questa fonte con un cancello e di affidare le chiavi solo ad alcune (e comunque poche) famiglie residenti nella zona e poi, più avanti, ecco l'ulteriore scelta di ritirare tutti i mazzi e dare le chiavi al solo "Signor Lorenzo Cadolini", figura che possiamo vedere come una sorta di 'amministratore' della fonte, il quale avrebbe aperto il cancello "al bisogno".
Curiosi sono alcuni aneddoti che riguardano questo fontanile: Michele Fiorenzoli ad esempio, panettiere del posto che con la sua attività portava avanti la famiglia, scrisse nel 1822 al gonfaloniere per rinnovare il permesso, scadutogli dopo 7 anni, di poter usare nuovamente l'acqua, che gli serviva per produrre il pane e proseguire dunque nell'attività. Gonfaloniere che ignorava però l'esistenza di quella 'misera' fonte e che, non sapendo dunque a cosa il fornaio facesse riferimento, inoltrò allora la richiesta al Delegato alle strade interne il quale scrisse poi al gonfaloniere che l'acqua di quella fonte era talmente poca che era meglio venisse utilizzata solo per uso domestico e non per fini commerciali.
Desumiamo che il povero panettiere si sia dovuto arrangiare in altra maniera.