Curiosità
Il Grosso Agontano
Il GROSSO ANCONETANO o AGONTANO (riprodotto nella foto) venne introdotto prima del 1290 (XIII Sec.) e battuto dalla Zecca di Ancona.
L’AGONTANO ebbe corso larghissimo sia in Italia che fuori, al punto che venne poi imitato anche da altre città quali: Ascoli, Atri, Bologna, Camerino, Chieti, Civitaducale, Massa, Ravenna, Rimini, Volterra.
La moneta riporta al D (dritto) una croce patente racchiusa da una cornice rigata con la leggenda “DE ANCONA”, e al R (rovescio) la figura di San Ciriaco, in piedi, benedicente, mitrato, con barba, nimbo e pastorale e la scritta “PPS QUIRIACUS” con cornice rigata. L'abbreviazione PPS QUIRIACUS è interpretata come “Perpetuus Patronus Sanctus Quiriacus” mentre su “Memorie per servire all'istoria letteraria” di Pietro Valvasense (1756) viene interpretata partendo dalla S ovvero: “Sanctus Quiriacus Papa de Ancona” (Valvasense dà questa spiegazione ricordando come nelle Bolle papali le due ‘P’, dove la seconda era seguita da un punto: “PP.” indicassero il Papa).
Il suo diametro è di mm. 21-22 ed il peso è di gr. 2,04-2,42 mentre il valore era di due soldi.
Nel sec. XIV l’Agontano subì una diminuzione di peso e si ebbe allora l’Agontano leggero (l’altro divenne Agontano pesante) e ciò sembra perché il valore dell’argento con cui era fatta la moneta, era più del valore che doveva rappresentare. La gente, dunque, sembra tendesse a tenerselo e a fonderlo. La coniazione della moneta da parte della Zecca di Ancona (che aveva sede nelle grotte sotto il Guasco), come riportato da Dubbini e Mancinelli nella “Storia delle monete di Ancona”, fu giustificata dal fatto che il solo denaro si era ormai mostrato insufficiente ai bisogni della circolazione resasi necessaria per l’aumentata attività economica di Ancona.
La moneta, secondo il Saccocci, doveva quindi svolgere non la funzione di multipli del denaro negli scambi correnti, ma assolvere i compiti di commercio internazionale.
L’AGONTANO ebbe corso larghissimo sia in Italia che fuori, al punto che venne poi imitato anche da altre città quali: Ascoli, Atri, Bologna, Camerino, Chieti, Civitaducale, Massa, Ravenna, Rimini, Volterra.
La moneta riporta al D (dritto) una croce patente racchiusa da una cornice rigata con la leggenda “DE ANCONA”, e al R (rovescio) la figura di San Ciriaco, in piedi, benedicente, mitrato, con barba, nimbo e pastorale e la scritta “PPS QUIRIACUS” con cornice rigata. L'abbreviazione PPS QUIRIACUS è interpretata come “Perpetuus Patronus Sanctus Quiriacus” mentre su “Memorie per servire all'istoria letteraria” di Pietro Valvasense (1756) viene interpretata partendo dalla S ovvero: “Sanctus Quiriacus Papa de Ancona” (Valvasense dà questa spiegazione ricordando come nelle Bolle papali le due ‘P’, dove la seconda era seguita da un punto: “PP.” indicassero il Papa).
Il suo diametro è di mm. 21-22 ed il peso è di gr. 2,04-2,42 mentre il valore era di due soldi.
Nel sec. XIV l’Agontano subì una diminuzione di peso e si ebbe allora l’Agontano leggero (l’altro divenne Agontano pesante) e ciò sembra perché il valore dell’argento con cui era fatta la moneta, era più del valore che doveva rappresentare. La gente, dunque, sembra tendesse a tenerselo e a fonderlo. La coniazione della moneta da parte della Zecca di Ancona (che aveva sede nelle grotte sotto il Guasco), come riportato da Dubbini e Mancinelli nella “Storia delle monete di Ancona”, fu giustificata dal fatto che il solo denaro si era ormai mostrato insufficiente ai bisogni della circolazione resasi necessaria per l’aumentata attività economica di Ancona.
La moneta, secondo il Saccocci, doveva quindi svolgere non la funzione di multipli del denaro negli scambi correnti, ma assolvere i compiti di commercio internazionale.